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Metropoli avveniristiche, templi, caffè con l'uovo, birra con ghiaccio, un traffico allucinante di motorini, spiagge da sogno, ricordi di guerra, e un popolo gentile ed ospitale.


Giorno 1 – Ho Chi Minh City

Vedere il mondo è bello, ma a volte si deve affrontare un viaggio veramente massacrante, dormendo in aereo, male, ed affrontando il fuso orario.
Così il primo giorno eravamo decisamente esausti. Sei ore di volo per Doha, 3 nell’aeroporto, e altre 7 per Ho Chi Minh City, l’antica Saigon, nel sud del Paese, da dove inizieremo il nostro viaggio.
Atterrati alle 7 del mattino, speravamo che nell’aeroporto ci fosse un bar o qualcosa di simile, ma invece nulla, per cui ci siamo accontentati di una bancarella appena fuori. Per fortuna, l’hotel non ci ha fatto attendere molto per la stanza, e dopo una doccia siamo usciti a vedere il centro, ovvero la zona di Dong Khoi.
Ho Chi Minh è una metropoli piena di contrasti. Quartieri tipicamente asiatici di bancarelle e umanità varia, edifici coloniali francesi e grattacieli avveniristici stanno uno a fianco all'altro.
Ci siamo così imbattuti nella “via dei libri”, Van Binh, di soli 100 metri ma con una ventina di librerie e cartolerie che sono la gioia di bibliofili e fotografi, bancarelle di artigianato, qualche caffè, e un buon numero di turisti.
Nel pomeriggio abbiamo visitato la parte più moderna di HCMC, con negozi griffati, bandiere comuniste e grattacieli avveniristici.
Il più emblematico è senza dubbio la “Bitexco financial tower”: 262 metri, 68 piani, inaugurata nel 2010, progettata da Carlos Zapata, si ispira a un bocciolo di loto, simbolo del Vietnam. Dallo “Skydeck” al 49º piano si ha una vista mozzafiato sul quartiere, uno skyline ulta moderno che pare uscito da un film.
Le città orientali non oppongono grossi vincoli ai costruttori, che sono generalmente liberi di distruggere gli edifici preesistenti e non hanno limiti alle metrature. Ne derivano delle zone decisamente avveniristiche, difficili da trovare in Europa, dove prevale il rispetto per l’antico e l’armonia.
Giorno 2 - Ho Chi Minh City

Ad Ho Chi Minh, nel Museo dei residuati bellici, sono stato attratto da questo distintivo del 1968. "Kill for Peace", "Uccidi per la pace" mi ha subito ricordato i giorni nostri, lo slogan "Se vuoi la pace, prepara la guerra", tanto caro a Von Der Leyen. Sono passati 50 anni, ma non abbiamo imparato niente.
Il testo descrittivo del distintivo dice questo:
"Questo distintivo fu rilasciato nel 1968 per protestare contro l'invio di truppe statunitensi sul campo di battaglia vietnamita da parte del presidente Lyndon B. Johnson.
Il nome stesso del distintivo è un paradosso, che evidenzia la contraddizione nell'idea che uccidere possa portare alla pace e denuncia l'ingiustizia della guerra del Vietnam.
Il distintivo è stato ispirato da una canzone omonima del gruppo The Fugs.
Formatosi negli Stati Uniti nel 1964, il gruppo era noto per il suo approccio satirico a
questioni politiche e sociali attraverso la musica.
Insieme alla canzone, il distintivo divenne un simbolo del movimento pacifista negli Stati Uniti durante gli anni '60 e '70."
Abbiamo visitato il “Palazzo della Riunificazione”, sede del Governo del Vietnam del Sud fino all’unificazione del Paese nel 1975, architettura anni ’60, un po’ kitsch, un po’ film di James Bond, interessante soprattutto per quel che rappresenta.

Molto toccante, invece, il “Museo dei residuati bellici”, dedicato alla guerra tra Nord e Sud del Paese. Niente che già non si sappia, però le foto impattano. Bella anche la selezione di fotografie dei reporter di guerra, molte già viste in documentari e servizi televisivi.
Si passa così con disinvoltura da militari allegramente intenti a torturare un prigioniero ad altri che espongono come un trofeo i brandelli di un cadavere, tra bambini in fuga ustionati dal napalm (tra i quali la celebre bambina nuda che corre ustionata) e testimonianze degli effetti dell’ “agente arancio”, anche dopo varie generazioni. Immagini senza dubbio impattanti e che, per altro, richiamano alla mente altri massacri dei giorni nostri.

“Kill for peace” era lo slogan degli interventisti, tanto allora come oggi; per fare la pace prepara la guerra...
Il resto del pomeriggio abbiamo girato tra pagode e templi buddisti, sempre molto affascinanti, carichi di colori e statue, per poi infilarci nel mercato di Ben Thanh, inaugurato dai francesi nel 1914. 

Si tratta del mercato più grande della città, con cumuli di ogni tipo di merce offerta da 1.500 bancarelle, su una superfice di 13.000 m2. Con gli anni è diventato molto turistico, ma nonostante questo la qualità rimane elevata.

La vita costa pochissimo: nelle ultime due sere abbiamo cenato in ristoranti Michelin spendendo 25-30 € in due!
Giorno 3 – Ho Chi Minh City

L’impressione avuta di Ho Chi Minh è di una città complicata: caldo afoso, moltissimo traffico sempre e ovunque, inquinamento.
Al mattino abbiamo visitato il quartiere cinese, Cholon.
Abbiamo fatto un tour in compagnia di un fotografo francese che vive in Vietnam da trent'anni; molto interessante perché incentrato sulla fotografia di strada. Era altrettanto interessante osservare la gente indaffarata nei mercati, nelle botteghe, nei templi.... Fermandosi si ha modo di vedere la vita che scorre: una sposa intenta a farsi fotografare nel tempio, le anziane che se la raccontano fuori dall'uscio, venditori intenti a preparare la loro merce...
I vietnamiti si lasciano fotografare senza problemi: ne sono quasi lungati, e rimangono molto naturali, continuando nelle loro attività come se nulla fosse, tanto in strada, come nei templi, o addirittura seduti davanti all’uscio.

I luoghi di culto offrono gli spunti più interessanti: l’atmosfera è più intima, e la gente assorta nelle proprie preghiere o nelle varie attività collaterali, come la preparazione dei bastoncini d’incenso che a decine vengono bruciati davanti agli altari, impregnando l’aria di misticismo.
Per le strade, si vende di tutto: i marciapiedi sono prevalentemente occupati da motorini posteggiati, vengono usati dai negozianti come spazio per esporre la propria merce, o sono occupati da bancarelle che spaziano dall’abbigliamento alla ristorazione.

Si trovano carretti stracolmi di ogni tipo di mercanzie, motorini che trasportano carichi impressionanti, gente che gusta un caffè o assapora il succo di una noce di cocco, e anche la vendita di animali vivi. C’è tutto un mondo per le vie del Vietnam.

Nel pomeriggio abbiamo girato per conto nostro, anche se qua chiude tutto alle 17:30 e la gente cena prestissimo.
Giorno 4 – Ho Chi Minh City

Siamo stati al museo di Storia. Inaugurato nel 1929, illustra tramite una serie di manufatti l’evoluzione delle culture del Vietnam nel corso dei secoli.

Vi si trovano reperti provenienti da Angkor Wat in Cambogia e varie statue buddiste, fino a sculture della cultura champa, un regno di origine indiana che regnò nel sud del Paese.

Interessanti anche le influenze della cultura francese durante il periodo coloniale, con l’arrivo del rococò e della ceramica europea mentre, nello stesso periodo, noi impazzivamo per quella orientale.
Nel pomeriggio, abbiamo girato una serie di templi buddisti e taoisti, splendidi noi loro colori accesi, nelle numerosissime statue di dei ed esseri fantastici, il forte profumo di incenso, e la gente che passa da un Dio all'altro portando ad ognuno una preghiera, incenso e qualche volta persino frutta. Molta religiosità, anche da parte dei giovani.

La pagoda dell’imperatore di Giada, costruita nel 1909, è un tempio taoista che ci ha affascinato moltissimo.

Alla sera, volo per Da Nang e da lì taxi a Hoi An. Un B&b molto semplice, ma ospitale e tranquillo: ci voleva un po' di silenzio dopo il continuo frastuono di Ho Chi Minh City.
Giorno 5 – Hoi An

Hoi An è una città il cui centro storico è patrimonio UNESCO, essendosi conservato integro rispetto a qualche secolo fa, quando era uno dei porti più importanti del mare cinese.
Nonostante la forte presenza turistica, rimane affascinante con le sue vie illuminate da lanterne, e i canali coi loro riflessi.

Notevole il ponte coperto giapponese, costruito negli anni ‘50 del ‘900 per collegare il quartiere giapponese e quello cinese.
La città è famosa anche per le sue sartorie, per cui siamo andati a farci fare due camicie.
Al pomeriggio siamo stati in spiaggia, a rilassarci un po'.
Giorno 6 - Hoi An

Siamo passati a ritirare le camicie, Sono rimaste davvero bene.

Dopo pranzo, abbiamo fatto un'escursione a My Son, un sito religioso edificato durante il nostro medioevo dall'impero Champa, proveniente dall'India, che portò il buddismo da queste parti. Venne poi abbandonato e dimenticato, salvo essere riscoperto dai francesi, riportato alla luce e restaurato, almeno in parte. Osservare queste rovine è affascinante, anche se non ne resta molto.

La foresta qua è molto rigogliosa, di un verde intenso; è un piacere osservarla.

Siamo poi ritornati in paese con una bella escursione in battello al tramonto, lungo il fiume.
Giorno 7 - Hoi An

Abbiamo visitato quello che chiamano "museo della seta". Offre un’ottima spiegazione sull’arte della sericoltura. Si vedono i bachi da seta, che vengono allevati a base di fogliame. Ad un certo punto inizia la loro metamorfosi in farfalla, e quindi tessono un bozzolo che li avvolge completamente per proteggerli. Si tratta di un unico filamento lungo diversi metri: la seta, appunto.

I bozzoli vengono a questo punto bolliti, in modo da uccidere la larva senza rovinare il filamento, cosa che avverrebbe se si procedesse a romperlo con un coltello. Infine, non resta che sfilare il bozzolo formando lunghe matasse di seta, che vengono poi tinte e tessute.

A riprova della sua origine animale, e quindi proteica, la seta se esposta al fuoco ha un odore molto simile alla pelle bruciata, a differenza del cotone che ha un odore simile alla carta.

Nel pomeriggio siamo stati a Tra Que, villaggio di contadini e pescatori nel delta del fiume. Bello e rilassante, anche se si tratta di un insieme disperso di casette moderne.
In effetti, Hoi An è unica proprio perché è un paese che ha mantenuto il suo centro storico, evento raro in Oriente. Pur essendo molto turistico, rappresenta l'unica città antica che abbiamo mai potuto visitare.
Giorno 8 - Viaggio in treno tra Hoi An e Hue.

Si parla di questo tragitto come di uno dei più suggestivi al mondo, e in effetti non delude.
La prima parte, soprattutto, quando corre lungo il fianco di montagne che scendono ripide verso l'oceano. Non c'è un edificio per chilometri; solo la foresta tropicale che, dalle cime fino alle onde, riveste tutto di un manto così fitto che non lascia intravedere un pezzetto di terra. La vegetazione è la vera regina: verdissima e rigogliosissima, riveste davvero ogni superfice, salvo le pareti verticali di roccia.
Le uniche presenze umane sono delle piccole stazioni di servizio che servono a fare incrociare treni che viaggiano in direzioni opposte sul binario unico. Sprovviste di strada, sono abitate solo dal personale di servizio e dalle famiglie.
Così la linea a scartamento ridotto prosegue in mezzo a questo panorama, per poi scendere in mezzo a risaie e giungere infine a Hue.
Se ad Hoi An stavamo in un piccolo b&b, con colazione inclusa e un asciugamano a testa per 4 giorni da usare per tutto, qua siamo in un 5 stelle, camera al 32° piano, tre ristoranti, spa, piscina e non so che altro.
Rispetto a Ho Chi Minh la temperatura è scesa molto, qui si arriva poco sopra i 20° ed è tutto coperto. Meglio così, ad ogni modo.
Giorno 9 - Hue

La città imperiale di Hue fu capitale del Vietnam tra il 1802 e il 1945, durante il protettorato francese sull'Indocina.
Consisteva di un insieme di padiglioni sparsi su una vasta superficie circondata da mura e da un fossato, e vi lavoravano l’imperatore e i suoi collaboratori più stretti.
Venne praticamente distrutta dai bombardamenti durante la guerra. In parte restaurata o piuttosto ricostruita, oggi rende comunque l’idea dello sfarzo originario, come ad esempio la sala del trono.
Impressionanti le strutture in legno, veri e proprio portici che collegavano gli edifici più importanti, semplici e raffinati allo stesso tempo.
Vi sono anche edifici curiosi, come un palazzetto in stile rococò vietnamita davvero sorprendente.

Stranamente, non abbiamo incontrato molti turisti. La cittadella si visitava con molta calma, e anche in giro per la città si vedevano pochi ristoranti fashion, con clientela soprattutto locale.

Il tempo non ha aiutato molto: ha piovuto tutto il santo giorno, a volte più, a volte meno ma sempre, con un cielo plumbeo e basso. Molto affascinante per le foto e per l'atmosfera, meno per la logistica.

Al mattino ne abbiamo quindi approfittato per una sessione di massaggio in hotel, godendoci un po' di relax.
Abbiamo approfittato per rubare qualche foto a delle ragazze, vestite con costumi tipici che stavano posando per amiche nei luoghi più iconici.
Da quanto abbiamo visto, non è nessun problema per i vietnamiti farsi fotografare da sconosciuti. Spesso, poi, si mostra la foto che sarà commentata con un sorriso.
Giorno 10 - Hue

Non ha piovuto più molto. Cielo grigio, nuvole basse, umidità molto alta, ma niente acqua.
Abbiamo visitato le tombe imperiali, una serie di mausolei costruiti a ovest di Hue per gli importatori dell'ultima dinastia che ha regnato sul Vietnam durante il protettorato francese, la Nguyen

Sono tutti concepiti sul modello cinese e giapponese, con qualche concessione al nostro barocco. Ognuno di essi si compone di una serie di edifici (templi, tombe...) inseriti in un paesaggio boschivo, dove laghi, colline e boschi sono stati costruiti ad arte per dialogare con gli edifici e creare qualcosa di più di un semplice contorno: natura e architettura sono due elementi dello stesso progetto.

Ne vengono fuori paesaggi davvero perfetti, dove è un piacere passeggiare. Il tempo plumbeo accresceva anche l'atmosfera, come dentro a un anime di Miyazaki, con sbiaditi guerrieri di pietra a guardia dei morti, e torri ricoperte di muschio nascoste tra le colline.

La tomba di Khai Dinh presenta elementi gotici francesi, testimonianza del suo interesse per la cultura europea e l’accettazione del dominio coloniale francese.
La sala col suo mausoleo è un misto sorprendente di rococò e di stili orientali, che nonostante le aspettative riescono a fondersi armoniosamente. Se in Europa, nei palazzi reali, era di moda adornare le sale con elementi esotici ispirati all’Oriente, qui accade l’inverso: sono le decorazioni barocche europee a essere rielaborate in un contesto vietnamita
Il tradizionalismo di Minh Mang, invece, si riflette appieno nella sua tomba in stile classico cinese, con proporzioni perfettamente simmetriche, in netto contrasto con quella di Khai Dinh. È inserita in un parco stupendo.
Anche qua abbondavano le persone vestite tradizionalmente, in visita per contro proprio, ed è stato facile scattarne qualche bella foto.
Giorno 11 - Hue

Abbiamo fatto un'escursione in battello sul Fiume dei Profumi, che attraversa la regione di Hue.
Nel primo tragitto eravamo in quattro e nel secondo sono noi due.
Abbiamo visitato due templi che si affacciano sul fiume, risalendo il corso fin dentro le prime colline. Fiume sacro, su di esso si affacciano templi, pagode, tombe e persino chiese cattoliche.
I templi sono sempre affascinanti, intrisi di misticismo. La prima tappa è stata presso la pagoda di Thien Mu, voluta dall’imperatore Nguyen Hoang in onore di una donna che aveva predetto l’arrivo di un uomo che avrebbe eretto un monastero buddista proprio in quel luogo; cosa che effettivamente avvenne.
Qua visse anche Thich Nhat Hanh, Monaco buddista e attivista per la pace, padre della “mindfullness” e personaggio di fama mondiale.
Il tempio di Hon Chen è molto appartato e poco frequentato; adagiato sul fianco di una collina davanti al fiume, è un angolo di tranquillità, profumo di incenso e un'infinità di altari, nicchie e statue che popolano ogni anfratto. Il fiume dei Profumi, ormai libero dalla città, regala paesaggi quieti e rilassanti.
Giorno 12 - Hanoi

Il centro storico di Hanoi è davvero bello. Non ha molti edifici antichi, però è un dedalo di strade piene di tutto: bancarelle che vendono da pesci vivi a souvenir, agenzie di viaggi, ristoranti eleganti e street food, motorini come se piovesse, gente intenta nelle attività più diverse, turisti alla ricerca della foto perfetta.
È un quartiere che si è aperto al turismo senza però perdere la propria autenticità, un mix quasi introvabile oggi.
È un piacere girovagare per le sue vie. E così i templi, i mercati, la ferrovia, il ponte, poi volte bombardato e ricostruito, diventano un pretesto per godersi il suo ambiente.
Incredibili i negozianti, che con la totale normalità espongono il cartellino con prezzo per i vietnamiti, ma che hanno un prezzo diverso per i turisti.
E così un borsello che in Europa costa 30 € o più qua lo vendono a 10 €, ma ai nativi costa meno di 1€. Questo da un'idea di quanto paghiamo le cose in occidente.
Anche qua, per le strade si vende di tutto, rendendo un mercato ogni via.
Ci affascina sempre incontrare la gente del posto, intenta nelle sue attività e vestita con abiti tradizionali
Giorno 13 - Baia di Lan Ha

La baia di Ha Long e quella vicina di Lan Ha sono senza dubbio il sito più spettacolare del Vietnam.
Si tratta di un arcipelago di un'infinità di isolotti che si addentra nel mare per miglia e miglia, tutti dalla classica forma "a cupola", scoscesi e irti di vegetazione. Creano una serie infinita di baie, insenature, prospettive, e sfumature di colore.
Ci sono venuti a prendere in hotel ad Hanoi la mattina presto, ed in un paio d’ore eravamo sulla costa.
Per visitare la zona abbiamo partecipato ad una crociera del tipo “tutto incluso”. Non ci entusiasmano, dato che preferiamo poter gestire liberamente il nostro tempo e le nostre giornate, ma era la soluzione migliore.
Il panorama ad ogni modo compensa tutto.
Stupendo tramonto, un paesaggio che sembra uscito da una favola.
Giorno 14 - Baia di Lan Ha

Questa mattina, alba spettacolare nella baia di Lan Ha.
Tutti questi faraglioni che cingono la baia creano un paesaggio fiabesco, che la foschia del mattino accentua. È veramente uno dei paesaggi più belli che abbiamo mai visto.
Dopo un'escursione in barca dentro un'insenatura, siamo tornati sulla costa, e quindi ad Hanoi.
Dato che ormai era pomeriggio ed eravamo stanchi, abbiamo optato per pranzare in hotel e poi farci 90 minuti di massaggio, davvero rigenerante. Sono bravissimi, riescono davvero a capire su quali muscoli insistere e come attivarli, ti lasciano davvero come nuovo.
Giorno 15 - Hanoi

Ultimo giorno in Vietnam e ultimi giri per Hanoi
Rispetto ad Ho Chi Minh, Hanoi ci è parsa più interessante architettonicamente, più viva.
Il tempio di Ngoc Son è il più visitato di Hanoi, il suo nome significa “Tempio della montagna di giada”. È situato in un isolotto del lago Hoan Kiem, collegato alla terraferma da un bel ponte ligneo. È molto venerato dagli abitanti della città.
Oltre ai magnifici templi, colpisce anche la cattedrale cattolica, sebbene sia curioso vedere una chiesa in stile gotico costruita nel XIX secolo in Vietnam. Suggestivi anche i palazzi di epoca coloniale, come l'Opera.

Piacevole il lago nel centro città, che alla sera si anima di una folla vivace. E domani, giornata di viaggio...

Del Vietnam conserveremo il ricordo della sua gente, così cordiale e accogliente, e delle sue città caotiche ma affascinanti, piene di vita, in un continuo brulichio di persone, motorini e attività di ogni tipo.