Metropoli avveniristiche, templi, caffè con l'uovo, birra con ghiaccio, un traffico allucinante di motorini, spiagge da sogno, ricordi di guerra, e un popolo gentile ed ospitale.
Giorno 1 – Ho Chi Minh City
Vedere il mondo è bello, ma a volte si deve affrontare un viaggio veramente massacrante, dormendo in aereo, male, ed affrontando il fuso orario.
Così il primo giorno eravamo decisamente esausti. Sei ore di volo per Doha, 3 nell’aeroporto, e altre 7 per Ho Chi Minh City, l’antica Saigon, nel sud del Paese, da dove inizieremo il nostro viaggio.
Atterrati alle 7 del mattino, speravamo che nell’aeroporto ci fosse un bar o qualcosa di simile, ma invece nulla, per cui ci siamo accontentati di una bancarella appena fuori. Per fortuna, l’hotel non ci ha fatto attendere molto per la stanza, e dopo una doccia siamo usciti a vedere il centro, ovvero la zona di Dong Khoi.
Ho Chi Minh è una metropoli piena di contrasti. Quartieri tipicamente asiatici di bancarelle e umanità varia, edifici coloniali francesi e grattacieli avveniristici stanno uno a fianco all'altro.
Ci siamo così imbattuti nella “via dei libri”, Van Binh, di soli 100 metri ma con una ventina di librerie e cartolerie che sono la gioia di bibliofili e fotografi, bancarelle di artigianato, qualche caffè, e un buon numero di turisti.
Vedere il mondo è bello, ma a volte si deve affrontare un viaggio veramente massacrante, dormendo in aereo, male, ed affrontando il fuso orario.
Così il primo giorno eravamo decisamente esausti. Sei ore di volo per Doha, 3 nell’aeroporto, e altre 7 per Ho Chi Minh City, l’antica Saigon, nel sud del Paese, da dove inizieremo il nostro viaggio.
Atterrati alle 7 del mattino, speravamo che nell’aeroporto ci fosse un bar o qualcosa di simile, ma invece nulla, per cui ci siamo accontentati di una bancarella appena fuori. Per fortuna, l’hotel non ci ha fatto attendere molto per la stanza, e dopo una doccia siamo usciti a vedere il centro, ovvero la zona di Dong Khoi.
Ho Chi Minh è una metropoli piena di contrasti. Quartieri tipicamente asiatici di bancarelle e umanità varia, edifici coloniali francesi e grattacieli avveniristici stanno uno a fianco all'altro.
Ci siamo così imbattuti nella “via dei libri”, Van Binh, di soli 100 metri ma con una ventina di librerie e cartolerie che sono la gioia di bibliofili e fotografi, bancarelle di artigianato, qualche caffè, e un buon numero di turisti.
Nel pomeriggio abbiamo visitato la parte più moderna di HCMC, con negozi griffati, bandiere comuniste e grattacieli avveniristici.
Il più emblematico è senza dubbio la “Bitexco financial tower”: 262 metri, 68 piani, inaugurata nel 2010, progettata da Carlos Zapata, si ispira a un bocciolo di loto, simbolo del Vietnam. Dallo “Skydeck” al 49º piano si ha una vista mozzafiato sul quartiere, uno skyline ulta moderno che pare uscito da un film.
Le città orientali non oppongono grossi vincoli ai costruttori, che sono generalmente liberi di distruggere gli edifici preesistenti e non hanno limiti alle metrature. Ne derivano delle zone decisamente avveniristiche, difficili da trovare in Europa, dove prevale il rispetto per l’antico e l’armonia.
Il più emblematico è senza dubbio la “Bitexco financial tower”: 262 metri, 68 piani, inaugurata nel 2010, progettata da Carlos Zapata, si ispira a un bocciolo di loto, simbolo del Vietnam. Dallo “Skydeck” al 49º piano si ha una vista mozzafiato sul quartiere, uno skyline ulta moderno che pare uscito da un film.
Le città orientali non oppongono grossi vincoli ai costruttori, che sono generalmente liberi di distruggere gli edifici preesistenti e non hanno limiti alle metrature. Ne derivano delle zone decisamente avveniristiche, difficili da trovare in Europa, dove prevale il rispetto per l’antico e l’armonia.
Giorno 2 - Ho Chi Minh City
Ad Ho Chi Minh, nel Museo dei residuati bellici, sono stato attratto da questo distintivo del 1968. "Kill for Peace", "Uccidi per la pace" mi ha subito ricordato i giorni nostri, lo slogan "Se vuoi la pace, prepara la guerra", tanto caro a Von Der Leyen. Sono passati 50 anni, ma non abbiamo imparato niente.
Il testo descrittivo del distintivo dice questo:
"Questo distintivo fu rilasciato nel 1968 per protestare contro l'invio di truppe statunitensi sul campo di battaglia vietnamita da parte del presidente Lyndon B. Johnson.
Il nome stesso del distintivo è un paradosso, che evidenzia la contraddizione nell'idea che uccidere possa portare alla pace e denuncia l'ingiustizia della guerra del Vietnam.
Il distintivo è stato ispirato da una canzone omonima del gruppo The Fugs.
Formatosi negli Stati Uniti nel 1964, il gruppo era noto per il suo approccio satirico a
questioni politiche e sociali attraverso la musica.
Insieme alla canzone, il distintivo divenne un simbolo del movimento pacifista negli Stati Uniti durante gli anni '60 e '70."
Ad Ho Chi Minh, nel Museo dei residuati bellici, sono stato attratto da questo distintivo del 1968. "Kill for Peace", "Uccidi per la pace" mi ha subito ricordato i giorni nostri, lo slogan "Se vuoi la pace, prepara la guerra", tanto caro a Von Der Leyen. Sono passati 50 anni, ma non abbiamo imparato niente.
Il testo descrittivo del distintivo dice questo:
"Questo distintivo fu rilasciato nel 1968 per protestare contro l'invio di truppe statunitensi sul campo di battaglia vietnamita da parte del presidente Lyndon B. Johnson.
Il nome stesso del distintivo è un paradosso, che evidenzia la contraddizione nell'idea che uccidere possa portare alla pace e denuncia l'ingiustizia della guerra del Vietnam.
Il distintivo è stato ispirato da una canzone omonima del gruppo The Fugs.
Formatosi negli Stati Uniti nel 1964, il gruppo era noto per il suo approccio satirico a
questioni politiche e sociali attraverso la musica.
Insieme alla canzone, il distintivo divenne un simbolo del movimento pacifista negli Stati Uniti durante gli anni '60 e '70."
Abbiamo visitato il “Palazzo della Riunificazione”, sede del Governo del Vietnam del Sud fino all’unificazione del Paese nel 1975, architettura anni ’60, un po’ kitsch, un po’ film di James Bond, interessante soprattutto per quel che rappresenta.
Molto toccante, invece, il “Museo dei residuati bellici”, dedicato alla guerra tra Nord e Sud del Paese. Niente che già non si sappia, però le foto impattano. Bella anche la selezione di fotografie dei reporter di guerra, molte già viste in documentari e servizi televisivi.
Si passa così con disinvoltura da militari allegramente intenti a torturare un prigioniero ad altri che espongono come un trofeo i brandelli di un cadavere, tra bambini in fuga ustionati dal napalm (tra i quali la celebre bambina nuda che corre ustionata) e testimonianze degli effetti dell’ “agente arancio”, anche dopo varie generazioni. Immagini senza dubbio impattanti e che, per altro, richiamano alla mente altri massacri dei giorni nostri.
“Kill for peace” era lo slogan degli interventisti, tanto allora come oggi; per fare la pace prepara la guerra...
Molto toccante, invece, il “Museo dei residuati bellici”, dedicato alla guerra tra Nord e Sud del Paese. Niente che già non si sappia, però le foto impattano. Bella anche la selezione di fotografie dei reporter di guerra, molte già viste in documentari e servizi televisivi.
Si passa così con disinvoltura da militari allegramente intenti a torturare un prigioniero ad altri che espongono come un trofeo i brandelli di un cadavere, tra bambini in fuga ustionati dal napalm (tra i quali la celebre bambina nuda che corre ustionata) e testimonianze degli effetti dell’ “agente arancio”, anche dopo varie generazioni. Immagini senza dubbio impattanti e che, per altro, richiamano alla mente altri massacri dei giorni nostri.
“Kill for peace” era lo slogan degli interventisti, tanto allora come oggi; per fare la pace prepara la guerra...
Il resto del pomeriggio abbiamo girato tra pagode e templi buddisti, sempre molto affascinanti, carichi di colori e statue, per poi infilarci nel mercato di Ben Thanh, inaugurato dai francesi nel 1914.
Si tratta del mercato più grande della città, con cumuli di ogni tipo di merce offerta da 1.500 bancarelle, su una superfice di 13.000 m2. Con gli anni è diventato molto turistico, ma nonostante questo la qualità rimane elevata.
La vita costa pochissimo: nelle ultime due sere abbiamo cenato in ristoranti Michelin spendendo 25-30 € in due!
Si tratta del mercato più grande della città, con cumuli di ogni tipo di merce offerta da 1.500 bancarelle, su una superfice di 13.000 m2. Con gli anni è diventato molto turistico, ma nonostante questo la qualità rimane elevata.
La vita costa pochissimo: nelle ultime due sere abbiamo cenato in ristoranti Michelin spendendo 25-30 € in due!
Giorno 3 – Ho Chi Minh City
L’impressione avuta di Ho Chi Minh è di una città complicata: caldo afoso, moltissimo traffico sempre e ovunque, inquinamento.
Al mattino abbiamo visitato il quartiere cinese, Cholon.
Abbiamo fatto un tour in compagnia di un fotografo francese che vive in Vietnam da trent'anni; molto interessante perché incentrato sulla fotografia di strada. Era altrettanto interessante osservare la gente indaffarata nei mercati, nelle botteghe, nei templi.... Fermandosi si ha modo di vedere la vita che scorre: una sposa intenta a farsi fotografare nel tempio, le anziane che se la raccontano fuori dall'uscio, venditori intenti a preparare la loro merce...
L’impressione avuta di Ho Chi Minh è di una città complicata: caldo afoso, moltissimo traffico sempre e ovunque, inquinamento.
Al mattino abbiamo visitato il quartiere cinese, Cholon.
Abbiamo fatto un tour in compagnia di un fotografo francese che vive in Vietnam da trent'anni; molto interessante perché incentrato sulla fotografia di strada. Era altrettanto interessante osservare la gente indaffarata nei mercati, nelle botteghe, nei templi.... Fermandosi si ha modo di vedere la vita che scorre: una sposa intenta a farsi fotografare nel tempio, le anziane che se la raccontano fuori dall'uscio, venditori intenti a preparare la loro merce...
I vietnamiti si lasciano fotografare senza problemi: ne sono quasi lungati, e rimangono molto naturali, continuando nelle loro attività come se nulla fosse, tanto in strada, come nei templi, o addirittura seduti davanti all’uscio.
I luoghi di culto offrono gli spunti più interessanti: l’atmosfera è più intima, e la gente assorta nelle proprie preghiere o nelle varie attività collaterali, come la preparazione dei bastoncini d’incenso che a decine vengono bruciati davanti agli altari, impregnando l’aria di misticismo.
I luoghi di culto offrono gli spunti più interessanti: l’atmosfera è più intima, e la gente assorta nelle proprie preghiere o nelle varie attività collaterali, come la preparazione dei bastoncini d’incenso che a decine vengono bruciati davanti agli altari, impregnando l’aria di misticismo.
Per le strade, si vende di tutto: i marciapiedi sono prevalentemente occupati da motorini posteggiati, vengono usati dai negozianti come spazio per esporre la propria merce, o sono occupati da bancarelle che spaziano dall’abbigliamento alla ristorazione.
Si trovano carretti stracolmi di ogni tipo di mercanzie, motorini che trasportano carichi impressionanti, gente che gusta un caffè o assapora il succo di una noce di cocco, e anche la vendita di animali vivi. C’è tutto un mondo per le vie del Vietnam.
Nel pomeriggio abbiamo girato per conto nostro, anche se qua chiude tutto alle 17:30 e la gente cena prestissimo.
Si trovano carretti stracolmi di ogni tipo di mercanzie, motorini che trasportano carichi impressionanti, gente che gusta un caffè o assapora il succo di una noce di cocco, e anche la vendita di animali vivi. C’è tutto un mondo per le vie del Vietnam.
Nel pomeriggio abbiamo girato per conto nostro, anche se qua chiude tutto alle 17:30 e la gente cena prestissimo.
Giorno 4 – Ho Chi Minh City
Siamo stati al museo di Storia. Inaugurato nel 1929, illustra tramite una serie di manufatti l’evoluzione delle culture del Vietnam nel corso dei secoli.
Vi si trovano reperti provenienti da Angkor Wat in Cambogia e varie statue buddiste, fino a sculture della cultura champa, un regno di origine indiana che regnò nel sud del Paese.
Interessanti anche le influenze della cultura francese durante il periodo coloniale, con l’arrivo del rococò e della ceramica europea mentre, nello stesso periodo, noi impazzivamo per quella orientale.
Siamo stati al museo di Storia. Inaugurato nel 1929, illustra tramite una serie di manufatti l’evoluzione delle culture del Vietnam nel corso dei secoli.
Vi si trovano reperti provenienti da Angkor Wat in Cambogia e varie statue buddiste, fino a sculture della cultura champa, un regno di origine indiana che regnò nel sud del Paese.
Interessanti anche le influenze della cultura francese durante il periodo coloniale, con l’arrivo del rococò e della ceramica europea mentre, nello stesso periodo, noi impazzivamo per quella orientale.
Nel pomeriggio, abbiamo girato una serie di templi buddisti e taoisti, splendidi noi loro colori accesi, nelle numerosissime statue di dei ed esseri fantastici, il forte profumo di incenso, e la gente che passa da un Dio all'altro portando ad ognuno una preghiera, incenso e qualche volta persino frutta. Molta religiosità, anche da parte dei giovani.
La pagoda dell’imperatore di Giada, costruita nel 1909, è un tempio taoista che ci ha affascinato moltissimo.
Alla sera, volo per Da Nang e da lì taxi a Hoi An. Un B&b molto semplice, ma ospitale e tranquillo: ci voleva un po' di silenzio dopo il continuo frastuono di Ho Chi Minh City.
La pagoda dell’imperatore di Giada, costruita nel 1909, è un tempio taoista che ci ha affascinato moltissimo.
Alla sera, volo per Da Nang e da lì taxi a Hoi An. Un B&b molto semplice, ma ospitale e tranquillo: ci voleva un po' di silenzio dopo il continuo frastuono di Ho Chi Minh City.
Giorno 5 – Hoi An
Hoi An è una città il cui centro storico è patrimonio UNESCO, essendosi conservato integro rispetto a qualche secolo fa, quando era uno dei porti più importanti del mare cinese.
Nonostante la forte presenza turistica, rimane affascinante con le sue vie illuminate da lanterne, e i canali coi loro riflessi.
Notevole il ponte coperto giapponese, costruito negli anni ‘50 del ‘900 per collegare il quartiere giapponese e quello cinese.
La città è famosa anche per le sue sartorie, per cui siamo andati a farci fare due camicie.
Al pomeriggio siamo stati in spiaggia, a rilassarci un po'.
Hoi An è una città il cui centro storico è patrimonio UNESCO, essendosi conservato integro rispetto a qualche secolo fa, quando era uno dei porti più importanti del mare cinese.
Nonostante la forte presenza turistica, rimane affascinante con le sue vie illuminate da lanterne, e i canali coi loro riflessi.
Notevole il ponte coperto giapponese, costruito negli anni ‘50 del ‘900 per collegare il quartiere giapponese e quello cinese.
La città è famosa anche per le sue sartorie, per cui siamo andati a farci fare due camicie.
Al pomeriggio siamo stati in spiaggia, a rilassarci un po'.